Al Senato della Repubblica, nel febbraio 2000
(annunciata in aula nel marzo), e prima ancora ad un Assessore del Comune della Spezia, in data 23 Ottobre 1999, partendo dalla considerazione che i cittadini dovrebbero poter appoggiare la candidatura di una data lista a delle elezioni, senza per questo dover rendere manifesta la loro volontà e, sostanzialmente, il loro probabile voto futuro, inoltrai una proposta volta a garantire in toto il principio costituzionale della segretezza del voto, sino ad allora, ma anche oggi a mio avviso, non rispettato, almeno guardando alle fasi preliminari delle procedure elettorali.

Per questo suggerii che, d'ora in avanti, ad una lista che intendesse presentarsi a delle elezioni non fossero più richieste un certo numero di firme, che nulla hanno di anonimo, bensì un certo numero di impronte digitali, il cui sistema di raccolta e gestione avrebbe consentito, comunque, il mantenimento dell'anonimato.

Questa mia proposta sembrò successivamente sulla via d'attuazione, mi riferisco alla sperimentazione che si tenne ad Avellino (per la prima volta in Europa) dove (1 anno e 8 mesi dopo il mio suggerimento) si votò per un referendum utilizzando una tessera elettorale elettronica e, soprattutto, un dispositivo per il riconoscimento delle impronte digitali (fonte: La Nazione 08/10/2001).

In precedenza, cinque mesi dopo il mio suggerimento, un decreto del Ministero dell'Interno del 19/07/2000, sancì la possibile introduzione nella futura carta di identità elettronica di un parametro biometrico come l'impronta digitale.

Ribadisco che attualmente sono contrario a qualsiasi forma di votazione elettronica e ad una eccessiva digitalizzazione.

seguono i links a tre documenti che
certificano l'avvenuta annunciazione
al Senato della mia petizione 713, che
riguardava il progetto di cui sopra

link alla prova di presentazione mia petizione       clicca per ingrandire       clicca per ingrandire

segue il link ad una lettera che
protocollai al mio Comune, diversi
mesi prima, in cui trattavo, già,
nella prima parte che vi riporto,
la soluzione di cui sopra

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seguono links ad articoli dell'ottobre
2001 inerenti l'esperimento di voto
elettronico effettuato utilizzando
le impronte digitali, come metodo
di riconoscimento, che si tenne
ad Avellino, per la prima volta
in Europa, quasi due anni dopo,
quindi, i miei suggerimenti

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segue il link ad un articolo di anni
dopo che mostra come, in vista delle
successive elezioni (forse per paura
che sulla base delle mie osservazioni
qualcuno ne chiedesse l'invalidità),
fu avviato un progetto di legge volto:
da un lato, a rendere non più necessaria
la raccolta di firme per i partiti già
presenti in Parlamento, dall'altro, a
depenalizzare la raccolta di firme false


segue la parte iniziale e principale
del testo della mia petizione 713 che
inviai al Senato agli inizi del duemila,
riguardante il progetto in esame:


Ad un Assessore del Comune della Spezia (Ottobre '99), partendo dalla considerazione che i cittadini devono avere tutto il diritto di poter appoggiare la candidatura di una data lista a delle elezioni senza per questo dover rendere manifesta la loro volontà e sostanzialmente il loro probabile voto futuro, ho inoltrato una proposta volta a garantire in toto il principio costituzionale della segretezza del voto che sinora, a mio avviso, non è stato del tutto rispettato almeno guardando alle fasi preliminari delle procedure elettorali.

Nel concreto ho previsto che d'ora in avanti, ad una lista che intenda presentarsi a delle elezioni non siano più richieste numero tot firme (che nulla hanno di anonimo) bensì numero tot impronte digitali che, se da un lato rimarranno anonime non dando vita ad alcun genere di schedatura; dall'altro, un apposito software provvederà a verificare che siano tutte diverse tra loro e quindi corrispondenti a persone diverse.

La raccolta delle impronte naturalmente potrà avvenire solo all'interno degli appositi uffici comunali dove specifici addetti verificheranno preventivamente (mediante il controllo dei documenti) l'effettivo diritto da parte degli interessati al deposito di sostenere una delle liste in lizza in modo da evitare che alla raccolta partecipino persone non autorizzate (esempio persone residenti in altri Stati, comuni, province, regioni, diverse da quelle di riferimento).

Per quanto riguarda più specificatamente la procedura di deposito delle impronte, premesso che questa utilizzerà quasi esclusivamente tecnologie informatiche, si può dire che avverrà sostanzialente facendo posare le dita del sostenitore su un apposito scanner e successivamente facendogli digitare in segreto il numero o il nome della lista a cui intende attribuire il proprio sostegno ........

sempre in un articolo successivo
ai miei suggerimenti, pubblicato
su Italia Oggi del 15 dicembre 2000,
si asseriva che la futura e nuova carta
d'identità elettronica avrebbe potuto
contenere, anche, le impronte digitali.
Un'ipotesi prevista nel Testo unico
sulla documentazione amministrativa
che l'allora Ministro della Funzione
Pubblica avrebbe portato, quello stesso
giorno, in Consiglio dei Ministri